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LA VITA DELL'UOMO
Chi è Giorgio Gaber?
Abbiamo provato a scrivere
una sua biografia scandita
dai titoli delle sue canzoni.
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IL SIGNOR
G NASCE
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Giorgio
Gaberscik, nome d'arte Gaber (soprannominato "Signor
G" dal
personaggio del suo primo spettacolo teatrale), di origini
triestine, nasce a Milano il 25-1-1939. Cantautore, attore,
autore teatrale, uomo di cultura ma soprattutto spirito libero
e critico, è comunemente considerato uno dei più grandi e
influenti artisti italiani di sempre.
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DOPO LA
PRIMA SERA
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La
sua carriera inizia nella Milano degli anni ‘60, quando si
fa apprezzare come chitarrista jazz e rock. Il primo a credere
in lui è il paroliere e produttore Mogol, che lo presenta
a Ricordi; quest'ultimo lo mette sotto contratto, proponendolo
come cantautore rock'n'roll e come chitarrista di Celentano,
allora star emergente.
Alcuni funzionari Rai fiutano in lui doti da enterteiner e
gli propongono di presentare un programma televisivo: nel
giro di pochissimo tempo Gaber diventa uno dei più apprezzati
cantanti e italiani e contemporaneamente viene scelto a condurre
alcune delle più importanti trasmissioni televisive di quegli
anni.
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IL SUCCESSO
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Dal 1959 (l'anno dell'esordio
col suo primo singolo, "Ciao ti dirò")
fino al 1969 Giorgio Gaber sperimenta tantissimi generi musicali,
registrando un successo dopo l'altro: partecipa quattro volte
al Festival di Sanremo e una a quello di Napoli, duetta con
tante star dell'epoca (da Enzo Jannacci a Mina, da Maria Monti
a Dario Fo), vende migliaia di dischi e inanella primi posti
in Hit Parade. In televisione, in prima serata, grazie alla
sua versatilità e alla sua simpatia diventa il personaggio
più richiesto.
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QUEI CAPELLI
SPETTINATI
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Al
culmine del successo e della popolarità, agli inizi degli
anni ‘70,
periodo di tensioni e contestazioni sociali, Gaber comincia
a sentire il disagio del suo ruolo: avverte il bisogno di
esperienze diverse, unitamente alla voglia di esprimere liberamente
le sue idee senza i condizionamenti del mercato discografico
e i limiti del mezzo televisivo. I suoi capelli si allungano,
e con essi cresce la voglia di libertà artistica, anche a
costo di fare un salto nel buio.
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LA GENTE
È DI PIÙ
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Una tournèe teatrale
a fianco dell'amica Mina gli apre nuove porte: Gaber decide
di lasciare la gabbia della tv per scegliere l'emancipazione
artistica del teatro. La sua rinuncia è difficile ma coerente
e coraggiosa: la canzone "Suona chitarra" è una
dichiarazione d'intenti. Cercando e trovando finalmente il
contatto diretto col pubblico, egli abbandona il tubo catodico
nel 1972 e lo fa in maniera praticamente definitiva.
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E
ALLORA DAI
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Il
primo spettacolo che mette su è "Il Signor G", che
durerà due stagioni e registrerà un buon successo, ancora
sulla scia della notorietà televisiva. Certo il pubblico resta
spiazzato, e lo rimarrà ancora di più nel secondo spettacolo,
"Dialogo fra un impegnato e un non so", che infatti
sarà un successo inferiore. Ma Gaber non si arrende, ora che
crede di aver trovato finalmente la sua dimensione. Rinuncia
alla band dal vivo (d'ora in poi si presenterà in scena da
solo, recitando e cantando su basi fino al 1984) ma non all'indipendenza
di pensiero e d'espressione.
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GLI
ANNI CHE VERRANNO
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Con
"Far finta di essere sani" (1973) inizia la seconda
parte della sua vita artistica: Gaber si allontana definitivamente
dalla tv e anche dal circuito discografico, dando vita al
cosiddetto “Teatro-Canzone”, una formula innovativa che alterna
canzoni e monologhi nel segno di un teatro civile impegnato
ma di facile fruizione. Questi spettacoli, che Gaber porterà
per 30 anni nei teatri di tutta Italia con sale sempre esaurite,
saranno tutti scritti a quattro mani con l’amico Sandro Luporini,
affermato pittore e intellettuale viareggino.
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UNA
CANZONE
COME NASCE
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Luporini, dieci anni
più di Gaber, pittore e grande osservatore del presente, appassionato
ed esperto di filosofia e letteratura, invitava Gaber a casa
sua a Viareggio per comporre con lui. Discutevano tutta l'estate
su quali argomenti affrontare e come affrontarli, poi si dividevano
il lavoro: Gaber era l’addetto ai “mascheroni” (bozze di metrica
fatte con parole anche a vuoto), Luporini ci metteva i contenuti
elaborati da entrambi, tirati fuori da lunghi temi di varie
pagine su un argomento. Il tutto veniva poi "digerito"
dal Gaber attore, che doveva prima "indossare" quei
testi per poi proporli al pubblico.
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LA
LIBERTÀ
DI RIDERE
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Il
segno distintivo degli spettacoli di Gaber è sempre l'ironia,
quel saper affrontare argomenti difficili e seri con uno sguardo
disincantato e un umorismo sagace, arguto, sottile, mai fine
a sé stesso e men che meno greve. Aveva il coraggio di dire
tutto ciò che voleva ma anche la statura artistica di dirlo
con le parole giuste e la giusta confezione, con grande studio,
meticolosità, mestiere e totale assenza d'improvvisazione.
Il linguaggio è colloquiale ma mai scontato, forte ed efficace,
educato però tagliente: Gaber diventa ben presto un personaggio
disallineato e scomodo, un cane sciolto, un intellettuale
atipico perché viscerale.
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IL
LUOGO
DEL PENSIERO
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Grazie
a Gaber per trent'anni il teatro resterà l'unico punto d'incontro
di idee, fermenti, in una parola: pensiero. Nei suoi spettacoli
Gaber descrive l’evolversi della società italiana toccando
le più svariate tematiche: famiglia, amicizia, sessualità,
solitudine, amore, coscienza individuale, ma anche politica,
economia, istituzioni, religione, mass-media, etc. Che sul
palco si presenti senza alcuna scenografia o con i musicisti
nascosti dietro a un telo, che proponga la formula del teatro-canzone
o quella del "teatro d'evocazione" (più canonico
e beckettiano: nel filone va citato "Il Grigio",
il suo capolavoro), Gaber rappresenta sempre e comunque un
uomo leale ed autentico di fronte al pubblico, un entomologo
che tenta, assieme alla sua gente, di sbrogliare la matassa
della realtà.
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L'ULTIMO
UOMO
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Ogni argomento viene
affrontato con grande onestà intellettuale e
portato sul palco con un grandissimo carisma scenico e un’energia
comunicativa fuori dal comune. Attraverso un linguaggio rigoroso
eppure semplice e diretto, Gaber scava nella realtà quotidiana
senza la presunzione di proporre soluzioni ma con l’unico
intento di insinuare il “dubbio” in chi ascolta. Non si arrende
al grigiore, alla piattezza, alla rassegnazione, anche a costo
di assumersi l'oneroso còmpito di dire le cose che gli altri
non dicono.
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LA
LIBERTÀ
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Si
potrebbe pensare che, alla lunga, la sua scelta di libertà
artistica l'abbia penalizzato sotto il profilo del successo
popolare, ed è vero.
Della quasi totalità delle sue canzoni, ad esempio, rimane
testimonianza solo live. Tuttavia questo
"sconosciuto", solo per quanto riguarda il teatro-canzone,
ha venduto cinque milioni di biglietti in teatro dal 1970
al 2000; ha messo in fila una media di 137 repliche l’anno
per trent’anni, 2890 spettacoli in 21 stagioni, con la punta
di 328 repliche di ''Libertà obbligatoria'' in due anni. Le
sue tournée duravano da novembre a maggio: ''Anche per oggi
non si vola'' toccò 151 piazze diverse in una sola stagione.
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L'AMERICA
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Certo
la sua notorietà resta una prerogativa italiana. Gaber riscuote
un discreto successo in Svizzera e in Francia (per il suo
stile, specie quello degli esordi, simile agli chansonnieres)
ma in tutta la sua carriera non arriva mai a varcare le Alpi
con una sua tournèe. Tuttavia una sua canzone, "Far finta
di essere sani", è diventata abbastanza famosa negli
USA grazie alla cover "Tomorrow's got to be sunny",
di Tony Orlando and Dawn (ascoltabile qui).
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IL SIGNOR
G MUORE
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Giorgio
Gaberscik muore a Camaiore (LU) l'1-1-2003.
Per aver sempre affrontato con ironia, intelligenza e lucidità
le contraddizioni del nostro tempo, sia quelle di carattere
individuale che quelle di carattere sociale, e per aver inventato
una forma di spettacolo ibrida, in bilico fra due generi (ma
che proprio per questo trae spunto e forza da entrambi), resta
una delle figure più autorevoli ed innovative del panorama
artistico italiano.
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È INUTILE
PIANGERE
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Come disse Ettore
Scola: «La morte di un grande non deve far piangere.
Si piange per chi muore senza lasciar traccia».
Forse Gaber non lascia eredi, ma lascia un'inestinguibile
eredità.
Sta a noi non disperderla.
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COSA MI
SONO PERSO
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Per chi non c'era,
o per chi c'era e se l'è perso, consigliamo gli
11 cd con gli
SPETTACOLI DI TEATRO-CANZONE
(registrazioni audio attualmente reperibili in catalogo):
Il signor G (1970-1972)
Dialogo fra un impegnato e un non so (1972-1973)
Far finta di essere sani (1973-1974)
Anche per oggi non si vola (1974-1975)
Libertà obbligatoria (1976-1978)
Polli di allevamento (1978-1979)
Anni affollati (1981-1982)
Io se fossi Gaber (1984-1986)
Il Teatro Canzone (1991-1994)
E pensare che c'era il pensiero (1994-1996)
Un'idiozia conquistata a fatica (1996-2000)
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ANNI
AFFOLLATI
I 30 anni di teatro
di Giorgio Gaber:
tutte le stagioni teatrali
dal 1970 al 2000.
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1970-1971 “Il signor
G”
1971-1972 “Storie vecchie e nuove del signor G”
1972-1973 “Dialogo fra un impegnato e un non so”
1973-1974 “Far finta di essere sani”
1974-1975 “Anche per oggi non si vola”
1975-1976 “Recital” (*)
1976-1977 “Libertà obbligatoria”
1977-1978 “Libertà obbligatoria”
1978-1979 “Polli di allevamento”
1979-1980 "Quasi allegramente la dolce illusione, quasi
fatalmente la dolce uguaglianza" (*)
1980-1981 -
1981-1982 “Anni affollati”
1982-1983 “Il caso di Alessandro e Maria” (**)
1983-1984 -
1984-1985 “Io se fossi Gaber”
1985-1986 “Io se fossi Gaber”
1986-1987 “Parlami d'amore Mariù” (**)
1987-1988 “Parlami d'amore Mariù” (**)
1988-1989 “Il Grigio” (**)
1989-1990 “Il Grigio” (**) + “Aspettando Godot” (**)
1990-1991 “Il Grigio” (**) + “Aspettando Godot” (**)
1991-1992 “Il Teatro Canzone” (*)
1992-1993 “Il Teatro Canzone '93” (*)
1993-1994 “Il Teatro Canzone '94” (*) + “Il Dio Bambino”
(**)
1994-1995 ”E pensare che c'era il pensiero”
1995-1996 “E pensare che c'era il pensiero”
1996-1997 “Gaber 96/97”
1997-1998 “Un'idiozia conquistata a fatica”
1998-1999 “Un'idiozia conquistata a fatica”
1999-2000 “Gaber 1999/2000”
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(*) = retrospettive (spettacoli
con "il meglio di")
(**) = teatro d'evocazione
(spettacoli di prosa)
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BUTTARE
LI' QUALCOSA
(cliccare sulle immagini
per visitare i relativi siti web) |
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Nostra
intenzione non è, in questa sede, essere esaustivi su Gaber. Intendiamo
solo colmare le mancanze di quei pochi che non lo conoscono lanciando
qualche amo per alimentare la curiosità, buttare lì qualcosa
nella speranza di "ingolosire".
Per approfondire sul web, in maniera più completa, il quadro sull'artista
milanese e sul suo mondo, vi suggeriamo:
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A.M.O. GIORGIO
GABER (Archivio Monografico Online)
Meraviglioso sito non ufficiale su Gaber dove potete trovare veramente
di tutto, dai testi ai video, discografia e rarità.
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L'IMMAGINARIO
COLLETTIVO DEL SIGNOR G
Tutto Gaber in 10 minuti. Autrice: Stefania Stucchi.
Bellissima videotesina per l'esame di maturità.
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SANDROLUPORINI.IT
Il sito ufficiale di Sandro Luporini, per conoscere a fondo questo grandissimo
pittore, scrittore, pensatore.
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GRAZIE
GABER
(omaggio a Gaber
di William Mussini)
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Cortometraggio del regista
molisano William Mussini, un tributo a Giorgio Gaber del 2008. Il
protagonista è l'attore Amato Di Iorio.
Il brano è "TIMIDE VARIAZIONI" di Gaber e Luporini, canzone
di apertura dello spettacolo "Polli di Allevamento" del
1978.
Il corto ha aperto gli spettacoli dei Polli di Allevamento nelle
stagioni 2009-2010 e 2010-2011.
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